Fu ancora una volta grazie al suo essere “feconda” e al ruolo del commercio che Firenze tornò a crescere: la popolazione che si era riversata in città per sfuggire ai Longobardi si rimboccò le maniche e si impegnò in una ricostruzione che secondo alcuni storici coinvolse anche Carlo Magno, passato da queste parti in almeno due occasioni.
Che sia stato coinvolto in prima persona oppure no, ciò non toglie che la sua dinastia portò altra ricchezza in città, e si può dire però con assoluta certezza che il miglioramento dell’economia urbana diede a Firenze più potere.
Per questo non deve stupire se già all’inizio del XII secolo la città poté dichiararsi Comune: una città-stato, come sa chi si interessa di studi medievali, sul cui substrato è nata la struttura sociale che ha fatto grande tutta la Toscana, non solo quest’area. Parliamo della nobiltà cosiddetta mercantile, dalla quale si staccarono, imponendosi sul resto di questa élite, i Medici.
L’importanza dei Medici al di là di Firenze
Siamo consapevoli di aver fatto un salto in avanti di secoli che non ha tenuto in conto fatti storici essenziali come gli scontri fra Guelfi e Ghibellini, l’impatto della peste su Firenze o la rivolta dei Ciompi.
Abbiamo però voluto soffermarci di più sui Medici a Firenze e la loro eredità politica e materiale perché fatti salvi i fatti più scandalosi che li hanno visti protagonisti, la loro influenza è stata fondamentale anche per il resto del mondo e ha propaggini che arrivano fino a noi e al nostro modo di governare il territorio.
Fra gli altri, l’attenzione alle istanze dei cittadini delle fasce più povere per ottenerne il favore sono state in qualche modo antesignane del populismo (va ricordato che Cosimo Medici prese il potere dopo un terribile terremoto: fu considerato proprio come Don Luigi Sturzo tanti secoli dopo, l'”Uomo della Provvidenza”).
Più in generale si può dire, semplificando in estremo, che i Medici hanno insegnato a generazioni di politici a fare campagna elettorale: gli stessi meccanismi sono validi ancora oggi, almeno in Italia, con l’approccio libertario da un lato ma di grande rispetto per la Chiesa dall’altro. E non va dimenticato che l’amore della famiglia per le arti ha effettivamente creato il ruolo del mecenate come oggi lo conosciamo: non solo un investitore attento, ma anche un amministratore capace di concedere al popolo opere magnifiche con le quali “distrarlo” da altri e più pressanti problemi.
Non deve stupire dunque se sotto la pressione continua esercitata dai Medici, Firenze finì col trasformarsi in diamante.